VIRNA SFORZA

CORRIERE DELLA SERA

Ci sono capolavori che recano inscritto nel proprio destino un segno di incompiutezza. E' il caso di "Zaide", un Singspiel (pie' ce con parti cantate e parti in prosa, in lingua tedesca) del giovane Mozart, di cui restano alcune meravigliose Arie e un canovaccio drammatico lacunoso. Nel 1981 Italo Calvino studio' le possibili combinazioni di una trama, come avesse trovato un manoscritto misterioso che gli dettasse ipotesi diverse. Adesso "Zaide" viene ripresa da Lorenzo Arruga, che cerca nuovi percorsi, parentele inopinate, soluzioni teatrali impreviste, e mette in scena il piccolo capolavoro mozartiano a Villa Arconati presso Castellazzo di Bollate, per la rassegna "Milano a cielo aperto". Vuoi per omaggio al "cielo aperto", vuoi per rispetto della natura incompiuta di "Zaide", i responsabili di questa edizione all' aperto hanno calcolato i tempi di una scenografia spettacolare: durante la prima parte i lampi hanno sovrastato attori e orchestra, con effetti di luce mirabilmente intonati al profilo della musica mozartiana. Durante l' intervallo il pubblico ha passeggiato per il parco: raggiunto un portico dove alzare i calici, si e' scatenato un temporale incredibile. Zittita la "Zaide", la serata proseguiva fra piacevoli conversazioni intorno a Prokosch o a Vernon Lee, mentre la pioggia trasformava il verde di Villa Arconati in un romantico ancorche' umido ricetto per fuggevoli intrecci sentimentali. La deliziosa "turquerie" aveva sino a allora differito le possibili conclusioni secondo gli itinerari di volta in volta suggeriti da Calvino e dal regista (e narratore). Vi cooperavano un gruppo di cantanti impegnatissimi (Diego D' Auria era Gomatz, Virna Sforza era Zaide, Fulvio Bettini era Allazim, Roberto Bencivenga il Sultano, Claudio Ottino il capo delle guardie) e la disciplinata Orchestra "Milano Classica" diretta da Denise Fedeli. Questa sera si replica, secondo la "Urfassung" (versione originale) che prevede anche il secondo atto, senza pioggia.


Colombo Francesco